Grand Hotel Fasano: un diamante rosso sulla Riviera del Garda

L’executive chef Maurizio Bufi come ospite d’eccezione

Tutto è azzurro, come un’ebbrezza improvvisa, come un capo che si rovescia per ricevere un bacio profondo. Il lago è di una bellezza indicibile”. Questi i versi dedicati al Lago di Garda che il Vate scrisse appena ebbe terminato di trasvolare le sue acque il 4 settembre del 1917. Sulla sponda occidentale di quel lago, così caro a Gabriele D’Annunzio, qualche decennio prima, nel 1888, fu costruito il Grand Hotel Fasano e da 134 anni l’edificio storico in stile neoclassico appare come la più preziosa delle gemme, al pari di un diamante rosso incastonato nell’oasi sterminata di verde respiro del parco secolare che ospita rarità botaniche ed arboree.

La primigenia sortita del Gran Hotel Fasano risale al 1852, con una prima stesura di progetto su una mappa austriaca, che si conserva presso il catasto storico di Brescia, e in seguito, prima, nel 1888, che viene conservata al catasto storico di Brescia, poi un bozzetto del profilo. Lo schizzo che ne delineò la sagoma. Fin dall’inizio il complesso fu destinato ad essere una struttura a vocazione ricettiva e non residenziale, testimoniando così la precoce vocazione turistica della Riviera del Garda che dalla fine dell’Ottocento divenne la meta invernale d’elezione di numerose famiglie della nobiltà austriaca e tedesca, particolarmente inclini ad apprezzare la mitezza del suo clima, unita ad uno scenario naturalistico, in cui luce e acqua creano, in giochi sempre nuovi e multiformi, quadri di struggente e inusitata bellezza.

Il successo del Gran Hotel Fasano si consolida nella Belle Époque quando la Riviera diventa una meta turistica di gran moda tra gli aristocratici che dalle principali città d’Europa la raggiungono affrontando il viaggio in treno con tappa a Desenzano o Riva del Garda, per poi proseguire in vaporetto fino alla Landungsbrücke (il pontile), accompagnati da un drappello di solerti servitori. L’Hotel diventerà poi il lussuoso luogo di soggiorno del Vate che, desideroso di celebrare il suo amore per questo locus amoenus (in corsivo la dicitura latina), farà costruire, ad appena 500 metri dal Fasano, il Vittoriale degli Italiani. Gabriele d’Annunzio amava molto amava passeggiare nel giardino del Gran Hotel e spesso prolungava il suo piacere al ristorante e al bar. Una dedica di tre pagine nel libro d’oro della struttura ed una frase del poeta soldato ingrandita nei caratteri originari adorna la sala colazioni ad imperituro ricordo, suggello di questo suo legame affettivo speciale.

Non solo il Vate ma anche Paul Heyse, premio Nobel per la letteratura nel 1910, nel 1899 trascorse con la famiglia un incantevole soggiorno al Gran Hotel Fasano, che continuò a frequentare nonostante avesse poi acquistato una villa a Gardone Riviera, nella quale trascorse tutti gli inverni di un lungo decennio e trovò l’ispirazione proficuper la stesura del suo Maria von Magdala. Nel 1913 anche Gustav Klimt visitò l’albergo e durante il suo soggiorno estivo dipinse “Italienische Gartenlandschaft” e “Malcesine am Gardasee”.

Nella galleria dei personaggi celebri ed illustri troviamo anche Katheina di Leeds ed il marchese di Carmarthen che soggiornarono nelle sue stanze nell’ottobre del 1925 e la Principessa ed il Principe Albrecht zu Schaumburg-Lippe nel marzo del 1930. Le guerre mondiali arrestarono ineluttabilmente l’attività dell’hotel che venne deturpato e subì gravi danni strutturali, ma nel 1948 come l’araba felice risorse, inaugurando la stagione estiva. Gli anni che seguirono furono testimoni della progressiva ascesa del ceto medio e l’hotel pronto raccolse la sfida, confermandosi come struttura recettiva d’eccellenza, rinnovandosi ed aprendosi ad una clientela sempre più esigente e cosmopolita.

Oggi il Gran Hotel Fasano, gestito da tre generazioni dalla famiglia Mayr, è un 5 stelle lusso, dotato di tre ristoranti, bar, beach club e di un’ampia SPA attrezzata con piscine interne ed esterne, ispirata alle terme romane per un’esperienza di puro ed autentico benessere. Il fascino unico di un soggiorno in una struttura designata nel 1989 Patrimonio Nazionale dal Ministero dei Beni Culturali, ove le suggestioni delle epoche che furono, con i loro eccellenti personaggi vengono vissute in una concezione attuale, moderna dell’idea di comfort. In questa realtà così affascinante dalla forte e ricca eredità storica, uno dei tre ristoranti, Il Fagiano ha inaugurato un nuovo corso con l’attuale direzione ad opera dell’executive chef Maurizio Bufi che dopo aver trascorso un decennio a Villa Giulia, e prima ancora essersi occupato dell’apertura di Lefay Resort & Spa al lago di Garda a Gargnano, oggi inizia un nuovo e spettacolare capitolo della sua storia professionale.

Barese verace lo chef Bufi ha sostituito il mare della sua natia Puglia con le acque placide del lago ma non ha dimenticato il temperamento degli uomini del sud e da uomo solido e forte, grazie anche alla sua decennale esperienza di chef ben strutturato, non ha scelto un menù compromesso, di transizione ma piuttosto ha osato, presentando alla clientela degli habitué un percorso gustativo tripartito che nell’arco dell’anno si rinnoverà ogni cambio stagione. Il suo Forme, Radici, Gola si fonda sulla comune ricerca dell’eccellenza della materia prima, per poi strutturarsi in piatti che seguono l’estro creativo, la forte personalità dello chef e sanno sempre esaltare gli ingredienti stagionali al meglio delle loro potenzialità. Le verdure biologiche arrivano direttamente dai contadini di provincia, della bassa Franciacorta, mentre per le farine si è scelto Molino Bertolo, una realtà trevigiana che macina grani a pietra e possiede un’eccellente gamma di prodotti come il grano spezzato e molto grezzo Caryopsis con il quale vengono realizzati i grissini stirati.

Nel percorso Forme, ispirato al mondo dell’arte, l’audacia e la sapienza dell’executive chef Bufi riescono a far dialogare ingredienti lontani, creando un mix di terra, mare e lago molto interessante e convincente come il Calamaro, animelle e anacardi o l’Agnello ramen, asparago e fave. In questo percorso, troviamo anche pesci di lago esaltati abilmente dall’accostamento non convenzionale con ingredienti insoliti come nel Morone, aglio orsino e tartufo nero.

Radici è un menù vegetale con qualche accordo vegano dove non bisogna assolutamente perdere la possibilità di gustare Pomo d’oro o l’originale dolce di Barbabietola, rabarbaro e sesamo.

Infine, Gola, la terza proposta degustazione, una sinfonia di sapori e suggestioni sinestetiche da ben 7 portate, tra le quali segnaliamo un altro piatto capace di esaltare il connubio lago-mare: Coregone, aglio nero, vongole e bietola, forse la scelta più rappresentativa del percorso identitario maturato dallo chef Bufi. Menzione a parte per il Piccione, salsa pearà e puntarelle, proposta gourmet per palati sopraffini e non convenzionali che sapranno indugiare adeguatamente nel prolungare il piacere di assaporare un raffinatissimo pan brioche farcito con le interiora dello stesso volatile.

 

A cura di Anna Maria Cecchini

 


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